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Romano Angelo, 58 anni, Milano

Quando mi hanno dato la notizia che avevo un carcinoma prostatico era il giugno del 2012. Io avevo 57 anni, piuttosto giovane, quindi, per la media dei pazienti colpiti da questo tipo di tumore. I due medici stavano davanti a me e tenevano tra le mani la busta col risultato della biopsia che avevo fatto appena 20 giorni prima. Sono stati loro a darmi la notizia e lo hanno fatto con la più grande umanità possibile, spiegandomi tutto per filo e per segno.

Avevo sempre avuto timore dei medici: una cosa stupida, che capisco solo adesso. Erano passati 5 anni dall’ultimo controllo. Poi, mi ero fatto coraggio e, nel maggio del 2012, avevo deciso di farmi visitare e subito mi avevano detto che c’era qualcosa che non andava alla prostata. Il mio Psa era a quota 7,10.

Era strano: avevo avuto paura di farmi visitare ma adesso che i dottori mi dicevano che avevo un tumore, quasi mi sembrava che quella notizia non fosse diretta a me, che non fossi io il malato ma una persona che conoscevo appena. Sono rimasto in uno stato di trance che, forse, mi ha impedito di non farmi prendere dal panico.

I dottori mi prospettano subito 3 soluzioni: la cura farmacologica, l’intervento chirurgico tradizionale e quello, invece, con il robot. Io conoscevo la laparoscopia ma non il robot. Un robot che mi opera in maniera assolutamente non invasiva, con una precisione assoluta, che non lascia ferite grandi e che permette una convalescenza più corta e meno dolorosa.
Io ho detto subito sì: “scelgo la chirurgia robotica”, ho detto loro. Non ho avuto dubbi al riguardo ed è stato facilissimo, per me, scegliere. Mi sono sentito di fidarmi e ho deciso di operarmi col robot.

Mi dissero che avrebbero dovuto asportare l’intera prostata. L’intervento sarebbe stato condotto dal Dottor Bernardo Rocco, che io conoscevo per fama: in particolare, una mia conoscenza mi aveva raccontato quanto fosse bravo, che aveva lavorato in America con i più grandi esperti di chirurgia robotica del mondo. Mi sono sentito più tranquillo.

I medici mi spiegarono che, dopo l’intervento, avrei avuto due problemi: l’incontinenza urinaria mi avrebbe costretto a portare il pannolone, sì, ma la cosa si sarebbe risolta nel giro di sei mesi. Il secondo problema era invece quello sessuale: il robot, essendo molto preciso, consente di mantenere e recuperare la capacità erettile del membro.

Trascorro l’estate a fare esami medici e a portare avanti una vita normale: il tumore alla prostata è, spesso, un malattia silente. Forse per questo io, durante quella lunga estate, parlavo molto della mia malattia, così come mi avevano consigliato i medici: mi sfogavo, mi aprivo, mi confidavo e mi sentivo meglio.

Arriva ottobre. Nel frattempo, il mio Psa aveva oltrepassato quota 11. Il mio intervento è fissato per l’8 ottobre. Quando arriva quel giorno, io mi ritrovo solo, anche perché, nel frattempo, il mio matrimonio è naufragato. Entro in sala operatoria, forse proprio perché sapevano che fuori non mi aspettava nessuno, tutti, nell’equipe medica, mi davano conforto: mi facevano parlare, mi accarezzavano, mi trattavano con una straordinaria umanità e dolcezza.

Mi sveglio e mi portano in terapia intensiva, a causa dei miei problemi di cuore: ho 4 bypass. Rimango lì 24 ore, poi altri tre giorni e, alla fine, mi mandano a casa. Tengo il catetere per nemmeno una settimana: non ho problemi di dolori ma il primo mese è duro a causa dell’incontinenza. Dopo 30 giorni, al controllo, la mia Psa è praticamente a zero: sono ufficialmente guarito.
Continuo con la riabilitazione a casa: i medici mi hanno dato un manuale che seguo meticolosamente e mi dice esattamente cosa fare. Continuo anche con le visite di controllo mentre, in appena 4 mesi, il problema di incontinenza è risolto.

Sono passati 7 mesi dall’intervento: so che hanno asportato tutta la prostata e, con essa, 29 linfonodi. Un record, mi hanno spiegato i medici. Purtroppo ancora ho il problema sessuale, il dottor mi ha detto che il tumore aveva colpito un fascio di nervi erigenti che è stato sacrificato perché troppo in prossimità del nucleo del carcinoma: probabilmente potevano essere già intaccati dal tumore.

Ora, ho erezioni a circa il 60 per cento. La mia libido è rimasta intatta e continuo ad avere orgasmi, anche se senza emissione di sperma, ovviamente. So che farmaci specifici possono aiutare l’erezione: con l’ok del mio cardiologo inizierò a utilizzarli. Ma adesso, la cosa che mi più mi gratifica è essere guarito. Io sono ottimista di natura, ma, per come sono stato seguito, ora sono tranquillo: i medici hanno saputo prendersi cura di me.

Romano Angelo

Elogio al migliore degli urologi: Dott. Rocco

In nome di mio padre, operato di cancro alla prostata qualche settimana fa presso il reparto di urologia del Policlinico di Milano, vorrei segnalare l’elevata professionalità, competenza, dedizione alla medicina e umanità del dott. Rocco.
Il Dott. Bernardo Rocco è la plastica dimostrazione che la sanità pubblica italiana possiede medici eccellenti e altamente qualificati, che danno lustro al nostro Paese e dignità ai malati.
Un grazie, infine, a tutto il personale che lavora in reparto, sempre disponibile e gentile.

Patologia trattata
Cancro alla Prostata.

29/04/2013 Giusy Statella

GRAZIE DI ESISTERE! Prof. Rocco e staff

 

Sono testimone della validità e della seria professionalità del reparto di urologia (Osp. Policlinico Maggiore di Milano) del Primario Prof. Francesco Rocco e della sua equipe, in quanto sono arrivato nel suddetto ospedale in condizioni di salute pessime. Ero molto spaventato perchè in precedenza la mia esperienza in un’altra struttura ospedaliera (non in lombardia) è stata devastante in quanto, per un semplice calcolo, sono rimasto ricoverato per circa cinque mesi: mesi che mi hanno rovinato l’esistenza in tutti i sensi.
L’accoglienza e la cura che ho ricevuto dai medici e tutto il personale presente in reparto mi ha ridato la speranza di poter uscire finalmente da questo incubo! Ho trovato un supporto psicologico incredibile! Non mi sono sentito trascurato neanche per un attimo e, grazie ai medici e il personale di reparto, ho ritrovato fiducia verso le strutture ospedaliere.
Grazie di cuore, mi avete salvato da una situazione molto critica, mi ricorderò per sempre di voi.
con affetto, Farris Agostino.

Patologia trattata
Ricostruzione uretere.

07/01/2012 Farris Agostino

Quando il pubblico può essere eccellenza

Sicuramente un esempio di eccellente sanità pubblica, dalla prima visita urologica al giorno delle dimissioni. A seguito di intervento chirurgico, tutto il personale ha dimostrato professionalità, competenza e disponibilità umana. Non ricordo il nome di tutti coloro che mi hanno curato, e ingiustizia sarebbe non nominarli tutti, ma sicuramente tutti hanno dimostrato come deve essere la sanità pubblica. Un grazie a tutti voi.

07/02/2010 Scalese Gino
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