Nel caso di pazienti affetti da tumore dell'alta via escretrice, la nefroureterectomia radicale, ovvero l’asportazione integrale del rene, della capsula adiposa che lo circonda, dell’uretere e di una piccola porzione di parete vescicale che comprende lo sbocco dell’uretere in vescica (papilla) è la terapia chirurgica di prima scelta laddove non sia possibile effettuare un trattamento conservativo. Lo scopo di tale intervento consiste nell’eliminazione completa della malattia tumorale, poiché questa ha la tendenza a recidivare con un andamento cranio-caudale
L’approccio chirurgico “a cielo aperto” è stato tradizionalmente il più utilizzato, ma oggi risulta limitato in favore delle tecniche mininvasive, nello specifico la laparoscopia tradizionale o robot-assistita. Nel caso della nefroureterectomia robotica, il paziente, a seguito dell’anestesia, viene posizionato sul lettino operatorio sul fianco opposto rispetto agli organi interessati dal tumore. Si eseguono 6 incisioni sull’addome del paziente per poter consentire il posizionamento degli strumenti robotici e laparoscopici, manovrati dal chirurgo e dal suo assistente sul campo operatorio. Dopo aver “gonfiato” la cavità addominale mediante l’insufflazione di CO2, si procede all’isolamento di rene (e del tessuto adiposo che lo circonda) ed uretere interessati dal tumore, e dei vasi che irrorano tali organi. Per mezzo della visione tridimensionale e dei micromovimenti degli strumenti robotici, che consentono una massima accuratezza e un minor rischio di lesionare le strutture nobili circostanti, si chiudono e si sezionano i vasi renali arteriosi e venosi, e successivamente l’uretere. Spesso, per poter rimuovere integralmente l’uretere, soprattutto in caso di tumori localizzati nel suo tratto terminale, si asporta anche una piccola porzione di vescica attorno al meato ureterale (la cosiddetta “pastiglia vescicale”), suturando poi il lembo di vescica precedentemente inciso. I pezzi operatori vengono infine estratti dall’addome del paziente ed inviati ad esame istologico definitivo.
L’approccio robotico, oltre a presentare i suddetti vantaggi in corso di intervento, garantisce anche una più rapida ripresa del paziente, diminuendo drasticamente i tempi di degenza post-operatoria.